Narrativa, n° 37/2015

Femminismi: teoria, critica e letteratura nell'Italia degli anni 2000
Silvia CONTARINI,Margherita MARRAS
Date de publication
12 janvier 2016
Résumé
Da cosa nasce l'esigenza di questo volume? Perché i Femminismi?Si potrebbe partire dalla riattualizzazione su parafrasi di una celebre canzone del femminismo militante degli anni 70: "Noi siamo stufe". In questo caso, però, non si tratta di rimettere in discussione la dominazione maschile nel quotidiano delle casalinghe, ma piuttosto di rivoltarsi al significato, al senso e all'uso mortificato (e corrente) attribuito al femminismo; innanzitutto, dai molti (troppi) dei non addetti ai lavori: circoscritto temporalmente a un periodo cominciato e conclusosi negli anni '70, il femminismo è da costoro generalmente dipinto con dei tratti che, scolpiti in una (a)memoria storica deformata, rimandano alle forme sminuenti e grottesche di un'espressione gridata (se non isterica) e ... Lire la suite
FORMAT
Livre broché
15.00 €
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ISSN 11663243
Date de première publication du titre 12 janvier 2016
ISBN 9782840162339
EAN-13 9782840162339
Référence 119439-78
Nombre de pages de contenu principal 212
Format 17 x 24.5 x 1.7 cm
Poids 389 g

Margherita Marras, " Introduzione "

Femminismi, tra teoria e creazione artistica

Karine Bergès, " I femminismi della "terza ondata" e le loro declinazioni nello spazio militante francese " ;
Alessandra Montalbano, " Femminismi e movimenti delle donne nell'Italia del 2000 " ;
Giovanna Zapperi, " Dialoghi tra creatività e femminismo: letture di Carla Lonzi nell'arte contemporanea " ;
Patrizia Violi, " Femminicidio, una nuova emergenza? Logiche di dominio e trasversalità della violenza di genere " ;
Franca Balsamo, " L'incontro tra femminismi e donne migranti: appunti per una riflessione " ;
Krizia Nardini, " Questioni non semplici: alcune domande a partire dai termini 'uomini e femminismo' " ;
Lucilla Sergiacomo, " Femminilità e femminismo nelle scrittrici italiane del Novecento ".

Studio di caso: Grazia Deledda e le scrittrici sarde

Massimo Onofri, " Sardinia Deledda est ? " ;
Silvia Lutzoni, " Madri, madonne, streghe e premi Nobel: ipotesi di un itinerario deleddiano nell'opera delle narratrici sarde degli anni Duemila ".

Parole d'autore: sette interviste

Maria Rosa Cutrufelli, Gabriella Kuruvilla, Savina Dolores Massa, Antonio Moresco, Gilda Policastro, Lina Prosa, Wu Ming 2

Da cosa nasce l'esigenza di questo volume? Perché i Femminismi?Si potrebbe partire dalla riattualizzazione su parafrasi di una celebre canzone del femminismo militante degli anni 70: "Noi siamo stufe". In questo caso, però, non si tratta di rimettere in discussione la dominazione maschile nel quotidiano delle casalinghe, ma piuttosto di rivoltarsi al significato, al senso e all'uso mortificato (e corrente) attribuito al femminismo; innanzitutto, dai molti (troppi) dei non addetti ai lavori: circoscritto temporalmente a un periodo cominciato e conclusosi negli anni '70, il femminismo è da costoro generalmente dipinto con dei tratti che, scolpiti in una (a)memoria storica deformata, rimandano alle forme sminuenti e grottesche di un'espressione gridata (se non isterica) e di opposizione virulenta al "maschio", tendenzialmente androfobica o misandrica che dir si voglia.Non meno fastidioso è l'appiattimento essenzialistico e distorto del femminismo: scarnificato, ridotto ai minimi termini e giocato a suon di slogan da tuttologi opinionisti nei vari talk show, da presentatrici "specialiste" della comunicazione televisiva con milioni di spettatori al seguito (si veda Barbara D'Urso) che liquidano la loro "militanza" in battute da bettola e, finanche, da cantanti e autori[1] di testi in cui la "specificità femminile" si perde nei meandri della facile e non problematizzata questione/equazione donna uguale donna. Una specificità Donna, dunque, conclamata con assurda fatuità e giustificata sulla base di una "natura" femminile di biologica ascendenza che, oltre a spazzare con frivolezza il salutare concetto della diversità tra donne, viene continuamente misurata su una contrapposizione stereotipica all'uomo: Donna dispensatrice di pace contro l'uomo guerriero, sensibilità femminile contro arroganza maschile, romanticismo contro nichilismo, sentimentalismo contro sessualità, educazione contro trivialità, ecc. E queste sono solo alcune delle tante facilonerie costernanti che alimentano i "pensieri" pseudo-femministi, creando disagio e disappunto presso tutti coloro i quali portano con sé la coscienza e la memoria della combattuta e contrastata storie delle donne e conoscono il prezioso apporto politico e culturale del femminismo. La constatazione prima che ne deriva è la leggerezza imperdonabile di chi, proclamandosi femminista senza conoscerne minimamente contorni e sfumature, dimostra di ignorare il fondamento stesso del femminismo: la complessità![1] A questo tipo di essenzialismo piatto non sfuggono neanche celebri e stimati cantautori (Gianna Nannini, Giorgio Gaber, Zucchero Fornaciari, Luciano Ligabue, ecc.). Sicuramente, la più conosciuta e emblematica delle canzoni che riflette questa tendenza italiana è Quello che le donne non dicono (1987) di Enrico Ruggeri.

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